un Gentile ancora giovane ( appena ventinovenne) e legato alla scuola di Benedetto Croce quello che, nel 1904, intraprende una ricerca meticolosa fra gli archivi di Stato e quelli ecclesiastici e privati, librerie antiquarie e chiese contenenti lapidi ed iscrizioni varie, con lo scopo di raccogliere quanto pi materiale possibile su Gennaro Vico, ricostruendone il pensiero e la personalit in modo decisamente minuzioso e quasi pignolo, da buon storico "bollandista". Ne esce un ritratto a tutto tondo di Gennaro Vico, figlio non solo del grande Giambattista, ma anche e in primo luogo della sua epoca e della sua terra, il Regno delle Due Sicilie a cavallo fra il Settecento e i primissimi anni dell'Ottocento, immerso in una temperie culturale che, se da un lato non possiamo negare fosse vivace e sensibile alle varie correnti letterarie ed artistiche che si andavano sviluppando e diffondendo in Europa, dall'altro ancora invischiato nella tradizione greco-romana pi statica e meno elastica, che sar tuttavia profondamente scossa, sotto Carlo III e Ferdinando IV, dai ritrovamenti archeologici di Pompei, e a cui lo stesso Gennaro sar chiamato a dare il suo non piccolo contributo in ambito di ricerche storiche. Gennaro Vico succedette al padre Giambattista alla guida della cattedra di Retorica dell'universit di Napoli, rivelandosi grande erudito, profondo conoscitore delle antichit greche e romane, eccellente epigrafista e panegirista.